Benvenuti!!

Gruppo Giovani Parrocchia San Giovanni Battista
Dove ci incontriamo? : Sala parrocchiale (locale accanto alla chiesa di San Giovanni. Sulla porta è affissa la scritta "Sala parrocchiale").

Quando ci incontriamo? : Il Sabato sera alle ore 20.00.


Parrocchia San Giovanni Battista

Parrocchia San Giovanni Battista
Indirizzo:Via San Biagio-MATERA-,75100(MT); Telefono: 0835/334182; Parroco: Don Domenico Falcicchio.

IL GRUPPO GIOVANI

IL GRUPPO GIOVANI
Da sinistra: Valerio, Imma, Nicola, (Giuseppe C. è in Seminario) Mariacristina, Flavia, Grazia, Flavia, Emanuele, Guido, Lucia, Carla, Marika, Daniela, Alessandra....( non siamo tutti!!)

Il Gruppo Giovani con l'arcivescovo

Il Gruppo Giovani con l'arcivescovo

mercoledì 10 marzo 2010




MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2010


La giustizia di Dio si è manifestata
per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22)


Cari fratelli e sorelle,

ogni anno, in occasione della Quaresima, la Chiesa ci invita a una sincera revisione della nostra vita alla luce degli insegnamenti evangelici. Quest’anno vorrei proporvi alcune riflessioni sul vasto tema della giustizia, partendo dall’affermazione paolina: La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22).

Giustizia: “dare cuique suum

Mi soffermo in primo luogo sul significato del termine “giustizia”, che nel linguaggio comune implica “dare a ciascuno il suo - dare cuique suum”, secondo la nota espressione di Ulpiano, giurista romano del III secolo. In realtà, però, tale classica definizione non precisa in che cosa consista quel “suo” da assicurare a ciascuno. Ciò di cui l’uomo ha più bisogno non può essergli garantito per legge. Per godere di un’esistenza in pienezza, gli è necessario qualcosa di più intimo che può essergli accordato solo gratuitamente: potremmo dire che l’uomo vive di quell’amore che solo Dio può comunicargli avendolo creato a sua immagine e somiglianza. Sono certamente utili e necessari i beni materiali – del resto Gesù stesso si è preoccupato di guarire i malati, di sfamare le folle che lo seguivano e di certo condanna l’indifferenza che anche oggi costringe centinaia di milioni di essere umani alla morte per mancanza di cibo, di acqua e di medicine -, ma la giustizia “distributiva” non rende all’essere umano tutto il “suo” che gli è dovuto. Come e più del pane, egli ha infatti bisogno di Dio. Nota sant’Agostino: se “la giustizia è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo... non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio” (De civitate Dei, XIX, 21).

Da dove viene l’ingiustizia?

L’evangelista Marco riporta le seguenti parole di Gesù, che si inseriscono nel dibattito di allora circa ciò che è puro e ciò che è impuro: “Non c'è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro... Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male” (Mc 7,14-15.20-21). Al di là della questione immediata relativa al cibo, possiamo scorgere nella reazione dei farisei una tentazione permanente dell’uomo: quella di individuare l’origine del male in una causa esteriore. Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene “da fuori”, affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male. Lo riconosce amaramente il Salmista: “Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro. Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsisopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale. Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di incertezza. Come può l’uomo liberarsi da questa spinta egoistica e aprirsi all’amore?

Giustizia e Sedaqah

Nel cuore della saggezza di Israele troviamo un legame profondo tra fede nel Dio che “solleva dalla polvere il debole” (Sal 113,7) e giustizia verso il prossimo. La parola stessa con cui in ebraico si indica la virtù della giustizia, sedaqah, ben lo esprime. Sedaqah infatti significa, da una parte, accettazione piena della volontà del Dio di Israele; dall’altra, equità nei confronti del prossimo (cfrEs 20,12-17), in modo speciale del povero, del forestiero, dell’orfano e della vedova (cfr Dt10,18-19). Ma i due significati sono legati, perché il dare al povero, per l’israelita, non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo. Non a caso il dono delle tavole della Legge a Mosè, sul monte Sinai, avviene dopo il passaggio del Mar Rosso. L’ascolto della Legge, cioè, presuppone la fede nel Dio che per primo ha ‘ascoltato il lamento’ del suo popolo ed è “sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto” (cfr Es 3,8). Dio è attento al grido del misero e in risposta chiede di essere ascoltato: chiede giustizia verso il povero (cfr Sir 4,4-5.8-9), il forestiero (cfr Es 22,20), lo schiavo (cfr Dt 15,12-18). Per entrare nella giustizia è pertanto necessario uscire da quell’illusione di auto-sufficienza, da quello stato profondo di chiusura, che è l’origine stessa dell’ingiustizia. Occorre, in altre parole, un “esodo” più profondo di quello che Dio ha operato con Mosè, una liberazione del cuore, che la sola parola della Legge è impotente a realizzare. C’è dunque per l’uomo speranza di giustizia?

Cristo, giustizia di Dio

L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue” (3,21-25).

Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”? In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.

Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare.

Proprio forte di questa esperienza, il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore.

Cari fratelli e sorelle, la Quaresima culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia. Con tali sentimenti, imparto di cuore a tutti l’Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 30 ottobre 2009

BENEDICTUS PP. XVI

Nessun commento:

LA SALA PARROCCHIALE.

LA SALA PARROCCHIALE.
La sala dove ci incontriamo il Sabato sera alle 20.00

IL SALONE PARROCCHIALE.

IL SALONE PARROCCHIALE.

Ancora noi....

Ancora noi....

Associazione.

Associazione.

Riunione settimanale.

Riunione settimanale.

Valerio, Don Mimì, Emanuele, Alessandra.

Valerio, Don Mimì, Emanuele, Alessandra.

Valerio ed Emanuele.

Valerio ed Emanuele.

Lucia ed Emanuele.

Lucia ed Emanuele.

La nostra chitarra...

La nostra chitarra...

Mimma, Stefano, Francesco, Nino, Mimmo, Imma.

Mimma, Stefano, Francesco, Nino, Mimmo, Imma.

Mariacristina e Marika.

Mariacristina e Marika.

Marta.

Marta.

Fiaccolata Delle Palme Pastorale Giovanile, 15 Marzo 2008.

Fiaccolata Delle Palme Pastorale Giovanile, 15 Marzo 2008.

La tombolata di Natale con i Bambini del Catechismo..

La tombolata di Natale con i Bambini del Catechismo..


V Convegno Diocesano Pastorale Giovanile,S.Anna 29 Dicembre 2008.

V Convegno Diocesano Pastorale Giovanile,S.Anna 29 Dicembre 2008.

La Chiesa di San Giovanni Battista di sera.

La Chiesa di San Giovanni Battista di sera.

La Parrocchia San Giovanni Battista in Matera.

La Parrocchia San Giovanni Battista in Matera.
La chiesa di San Giovanni Battista, (già nota nel 1204 come S. Maria Nuova) costruita nel 1233 sopra una chiesetta preesistente, in stile romanico pugliese, dopo essere stata abbandonata nel 1480, viene riaperta al culto nel 1695 da Monsignor del Ryos y Colminares. Accanto alla chiesa vi era la confraternita di Gesù flagellato, detta degli "Artisti", di recente riportata alla luce. A partire dal 1793 per dare stabilità alla costruzione, sono state eseguite molte riparazioni che hanno notevolmente modificato le strutture architettoniche. All'interno si rilevano equilibrio, robustezza di concezione e ricchezza di motivi allegorici. Lo schema planimetrico è rettangolare e a tre navate divise da otto pilastri a pianta quadrata - cui sono addossate quattro semicolonne - arricchiti da suggestivi capitelli con raffigurazioni antropomorfe, zoomorfe e vegetali. Finestrelle a feritoia e vetrate policrome interrompono il buio della chiesa. Gli archi longitudinali e traversi contribuiscono a creare nelle navate laterali le originali volte a crociera su costoloni. Tre eleganti balconate su archetti sostenuti da mensoloni sono su tre lati, mentre dietro l'altare maggiore si eleva l'abside finemente incorniciata riportata al suo primitivo stato nel 1926. "Un vero gioiello di architettura medioevale in cui gli elementi architettonici del romanico dell'Italia settentrionle si intrecciano con gli elementi orientaleggianti".NOTIZIE UTILI SULLA PARROCCHIA->Indirizzo:Via S. Biagio-MATERA-,75100(MT);Telefono: 0835/334182.

Agorà dei giovani del Mediterraneo- Matera, 8-12 Settembre 2009.

Agorà dei giovani del Mediterraneo- Matera, 8-12 Settembre 2009.