Grazie Signore!
(Riflessioni: d. Paolo Curtaz; “Omelie”, E.D.I. n.72)
Le feste si accavallano: appena appena smaltita la melassa natalizia con tutti i suoi riti consumistici (siamo sopravissuti ancorati alla fede?), eccoci al Capodanno che, anno dopo anno, insidia da vicino la popolarità del Natale, quasi come contraltare di una festa dai contorni poco chiari e paganeggianti; come dire: abbiamo pensato a Dio, adesso pensiamo a noi. Già: festeggiare il nuovo anno. Ma per cosa? Un anno che sapremo simile a quello appena trascorso, con le sue contraddizioni, le sue magagne, le sue guerre... che strano l'animo umano! Sempre pronto a lamentarsi, non può fare a meno di celebrare il rito della speranza e dell'augurio e di un futuro migliore a tutti i costi.
Ma per noi cristiani, ancora tutti affascinati dalla luce che è scesa a illuminare i nostri cuori, riempiti dalla gioia di un Dio che ci abita, l'inizio del nuovo anno acquista una coloritura tutta particolare, che riempie di significato la speranza di un anno nuovo. Un anno donato, per noi cristiani, un anno in più consegnatoci per realizzare in noi il progetto del Regno di Dio.
Dio dice del bene del tempo che ci dona, costruisce il bene dentro la nostra vita, ben sapendo che l'uomo ha continuamente bisogno della sicurezza della Sua presenza dentro il suo inquieto pellegrinare nella storia. Ecco perché la Chiesa celebra l'arrivo di un nuovo anno: per offrirlo a questo Dio che, solo, può riempirlo di significato.
Proponiamo ora l'inno del "Te Deum" per ringraziare il Signore delle gioie e dei dolori, dei momenti sereni e di quelli più ansiosi; esprimiamo il nostro rendimento di grazie verso Dio che, con l'amore di Padre, ci risponde: "Venite voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi risotrerò"(Mt 11, 28-29).
(Riflessioni: d. Paolo Curtaz; “Omelie”, E.D.I. n.72)
Le feste si accavallano: appena appena smaltita la melassa natalizia con tutti i suoi riti consumistici (siamo sopravissuti ancorati alla fede?), eccoci al Capodanno che, anno dopo anno, insidia da vicino la popolarità del Natale, quasi come contraltare di una festa dai contorni poco chiari e paganeggianti; come dire: abbiamo pensato a Dio, adesso pensiamo a noi. Già: festeggiare il nuovo anno. Ma per cosa? Un anno che sapremo simile a quello appena trascorso, con le sue contraddizioni, le sue magagne, le sue guerre... che strano l'animo umano! Sempre pronto a lamentarsi, non può fare a meno di celebrare il rito della speranza e dell'augurio e di un futuro migliore a tutti i costi.
Ma per noi cristiani, ancora tutti affascinati dalla luce che è scesa a illuminare i nostri cuori, riempiti dalla gioia di un Dio che ci abita, l'inizio del nuovo anno acquista una coloritura tutta particolare, che riempie di significato la speranza di un anno nuovo. Un anno donato, per noi cristiani, un anno in più consegnatoci per realizzare in noi il progetto del Regno di Dio.
Dio dice del bene del tempo che ci dona, costruisce il bene dentro la nostra vita, ben sapendo che l'uomo ha continuamente bisogno della sicurezza della Sua presenza dentro il suo inquieto pellegrinare nella storia. Ecco perché la Chiesa celebra l'arrivo di un nuovo anno: per offrirlo a questo Dio che, solo, può riempirlo di significato.
Proponiamo ora l'inno del "Te Deum" per ringraziare il Signore delle gioie e dei dolori, dei momenti sereni e di quelli più ansiosi; esprimiamo il nostro rendimento di grazie verso Dio che, con l'amore di Padre, ci risponde: "Venite voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi risotrerò"(Mt 11, 28-29).
TE DEUM Versio latina lingua.
Te Deum laudámus: te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem, omnis terra venerátur.
Tibi omnes ángeli,
tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim
incessábili voce proclamant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra maiestátis glóriæ tuae.
Te gloriósus Apostolórum chorus,
te prophetárum laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus laudat exércitus.
Te per orbem terrárum
sancta confitétur Ecclésia,
Patrem imménsæ maiestátis;
venerándum tuum verum et únicum Fílium;
Sanctum quoque Paráclitum Spíritum.
Tu rex glóriæ, Christe.
Tu Patris sempitérnus es Filius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem,
non horruísti Virginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo,
aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, in glória Patris.
Iudex créderis esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni,
quos pretióso sánguine redemísti.
ætérna fac cum sanctis tuis in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine,
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum,
et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto
sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos,
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi:
non confúndar in ætérnum.
TE DEUM Versione in lingua italiana.
Noi ti lodiamo, Dio
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio,
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell'assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
ia sempre con noi la tua misericordia:
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.
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