Un Padre che ci accoglie a braccia aperte
La parabola di oggi ha un centro: il padre; attorno al padre si muovono le due vicende: cioè i due figli. I due figli sono due tentazioni della vita e noi talvolta assomigliamo al primo, tal volta al secondo, talvolta facciamo convivere la cattiveria di tutti e due.
Il primo figlio: costui esige ("dammi ciò che mi spetta") e il padre non si oppone; il figlio fugge da casa ed il padre, con il cuore stra ziato, permette che si allontani; il figlio va a divertirsi in modo banale e insulso e il padre permette che dissipi il frutto di tanto sudore, fatica, amore. Il padre resta sullo sfondo della vicenda: appare debole, invece è buono; sembra sconfitto, invece si muove con grande dignità.
Qui c'è la storia dell'uomo, tanta parte della storia dell'uomo: Dio non ferma l'uomo perché l'amore non può imporre; Dio non viola la libertà; Dio non si vendica mai. Siamo noi che fuggiamo, siamo noi che respingiamo, siamo noi che chiudiamo la porta: Dio mai farà questo! Dio è Amore e non potrà mai cambiare.
Ma ecco la novità, ecco l'imprevedibile svolta. Il figlio perde tutto, arriva al fondo dell'abisso, si accorge di aver giocato tutto stupidamente. Che può fare? O ostinarsi nella sua situazione, rifiutare il ritor no, rifiutare il perdono: e questo è l'inferno! Oppure, se il figlio vuole, può ritornare: ebbene se il figlio fa questo passo, se muove il passo verso la casa, del padre... allora accade qualcosa che per noi è difficile capire: accade la gioia di Dio, che Gesù chiama "festa in cielo per un peccatore che si pente".
Infatti quando il figlio si presenta al padre.... non trova rimpro vero, vendetta, sdegno. Dio non rinfaccia l'offesa: no, Dio gioisce e fa festa!
Evidentemente - a questo punto - Gesù vuoI dire: sappiate che Dio è così e io sono la prova ultima della Bontà di Dio.
La parabola pertanto è un invito: Se hai peccato, ritorna! Se hai tradito, ritorna! Se hai offeso fino al limite più infame, sappilo che Dio è pronto a ricominciare tutto daccapo. Quanta speranza dà questo pensiero: Non sarà mai Dio a respin germi!
Questo Vangelo di Cristo ci permette di capire perché la storia umana sia tanto complicata e, a prima vista, tanto assurda: dipende dal fatto che Dio lascia fuggire tanti figli, Dio lascia dissipare tanto bene perché Egli rispetta la libertà del l'uomo. Eppure in questo groviglio resta una certezza: Dio, fino all'ulti mo, ci cercherà e non sarà facile sfuggire al Suo amore!
Ma, ecco entra in scena il secondo figlio. È il figlio scandalizzato per la bontà del padre. Sembra che questo figlio abbia ragione, invece il suo comportamento è offensivo nei confronti del padre. Egli inventa scuse, come spesso si fa un po' tutti quando vogliamo giustificare le nostre cattiverie. Infatti anche se non è fug gito da casa, egli con il cuore non è mai stato in casa perché non pensa e non ama come suo padre. Questo figlio è ribelle come il primo: questo figlio è un problema per il padre, è una spina nel cuore del padre. Per questo figlio sarà più difficile tornare a casa, perché il suo peccato è nascosto dalla presunzione.
La parabola finisce così: "Figlio, ritorna anche tu!".
La parabola di oggi ha un centro: il padre; attorno al padre si muovono le due vicende: cioè i due figli. I due figli sono due tentazioni della vita e noi talvolta assomigliamo al primo, tal volta al secondo, talvolta facciamo convivere la cattiveria di tutti e due.
Il primo figlio: costui esige ("dammi ciò che mi spetta") e il padre non si oppone; il figlio fugge da casa ed il padre, con il cuore stra ziato, permette che si allontani; il figlio va a divertirsi in modo banale e insulso e il padre permette che dissipi il frutto di tanto sudore, fatica, amore. Il padre resta sullo sfondo della vicenda: appare debole, invece è buono; sembra sconfitto, invece si muove con grande dignità.
Qui c'è la storia dell'uomo, tanta parte della storia dell'uomo: Dio non ferma l'uomo perché l'amore non può imporre; Dio non viola la libertà; Dio non si vendica mai. Siamo noi che fuggiamo, siamo noi che respingiamo, siamo noi che chiudiamo la porta: Dio mai farà questo! Dio è Amore e non potrà mai cambiare.
Ma ecco la novità, ecco l'imprevedibile svolta. Il figlio perde tutto, arriva al fondo dell'abisso, si accorge di aver giocato tutto stupidamente. Che può fare? O ostinarsi nella sua situazione, rifiutare il ritor no, rifiutare il perdono: e questo è l'inferno! Oppure, se il figlio vuole, può ritornare: ebbene se il figlio fa questo passo, se muove il passo verso la casa, del padre... allora accade qualcosa che per noi è difficile capire: accade la gioia di Dio, che Gesù chiama "festa in cielo per un peccatore che si pente".
Infatti quando il figlio si presenta al padre.... non trova rimpro vero, vendetta, sdegno. Dio non rinfaccia l'offesa: no, Dio gioisce e fa festa!
Evidentemente - a questo punto - Gesù vuoI dire: sappiate che Dio è così e io sono la prova ultima della Bontà di Dio.
La parabola pertanto è un invito: Se hai peccato, ritorna! Se hai tradito, ritorna! Se hai offeso fino al limite più infame, sappilo che Dio è pronto a ricominciare tutto daccapo. Quanta speranza dà questo pensiero: Non sarà mai Dio a respin germi!
Questo Vangelo di Cristo ci permette di capire perché la storia umana sia tanto complicata e, a prima vista, tanto assurda: dipende dal fatto che Dio lascia fuggire tanti figli, Dio lascia dissipare tanto bene perché Egli rispetta la libertà del l'uomo. Eppure in questo groviglio resta una certezza: Dio, fino all'ulti mo, ci cercherà e non sarà facile sfuggire al Suo amore!
Ma, ecco entra in scena il secondo figlio. È il figlio scandalizzato per la bontà del padre. Sembra che questo figlio abbia ragione, invece il suo comportamento è offensivo nei confronti del padre. Egli inventa scuse, come spesso si fa un po' tutti quando vogliamo giustificare le nostre cattiverie. Infatti anche se non è fug gito da casa, egli con il cuore non è mai stato in casa perché non pensa e non ama come suo padre. Questo figlio è ribelle come il primo: questo figlio è un problema per il padre, è una spina nel cuore del padre. Per questo figlio sarà più difficile tornare a casa, perché il suo peccato è nascosto dalla presunzione.
La parabola finisce così: "Figlio, ritorna anche tu!".
Don Enio De Mare
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