Lettera per la Quaresima 2010
dell’Arcivescovo S.E. Mons. Salvatore Ligorio
Miei carissimi sacerdoti, diaconi, seminaristi, sorelle e fratelli tutti,l’appuntamento annuale della Quaresima mi permette di manifestare a ciascuno divoi l’espressione più profonda della mia paternità episcopale col proporvi, dinanzial Paschale sacramentum che ci prepariamo a celebrare al termine di questo tempofavorevole, alcune riflessioni che spero sollecitino ad una maggiore responsabilità econsapevolezza di vita cristiana.1. Il mistero dell’iniquità si svela alla luce del Mistero della pietà.La sollecitudine pastorale mi invita ad essere vigile, in mezzo al popolo che Dio miha affidato, perché nessuno si smarrisca soprattutto dinanzi al momento di particolareansietà che viviamo. Da un lato prendiamo atto che la speranza di chi aveva puntatotutto nella propria vita sull’economia, che ancora oggi stenta a riprendersi, ha lasciatonon solo confusi ma anche disorientati per la mancanza di occupazione lavorativa e diconseguenza per la difficoltà del vivere quotidiano. Dall’altro constatiamo come la naturaci riserva ancora all’improvviso delle tristi sorprese, dall’indimenticabile terremotodell’Abruzzo a quello tragico di Haiti, calamità naturali che lasciano umanamente sbigottitie nel lutto. A questo si aggiungono i disastri compiuti dagli uomini con le guerre,il terrorismo, l’odio razziale e la mancanza di leggi adeguate per la salvaguardia delcreato.Il vivere sociale poi, se lo osserviamo attentamente, non ci procura minore apprensioneper i cambiamenti così repentini del modo di vivere e del pensare comune. Ho timore,inoltre, che i singoli e la società non si confrontino più nella maggior parte dei casi conla Parola di Dio, ma hanno altri punti di riferimento che talvolta non sono neppure insintonia con la legge naturale. Incontrando molte persone nella mia vita di sacerdotee vescovo, mi sono sentito porre in maniera ricorrente queste domande: se Dio è infinitamentebuono e tutte le sue opere sono buone, perché nessuno sfugge all’esperienzadella sofferenza, dei mali presenti nella natura e soprattutto al problema del malemorale? Da dove viene il male? Che cosa è il peccato originale? Il catechismo dellaChiesa Cattolica afferma: “la realtà del peccato, e più particolarmente del peccato delleorigini, si chiarisce soltanto alla luce della rivelazione divina. Senza la conoscenzadi Dio che essa ci dà, non si può riconoscere chiaramente il peccato, e si è tentato dispiegarlo semplicemente come un difetto di crescita, come una debolezza psicologica,un errore, come l’inevitabile conseguenza di una struttura sociale inadeguata, ecc.Soltanto conoscendo il disegno di Dio sull’uomo, si capisce che il peccato è un abusodi quella libertà che Dio dona alle persone create perché possano amare lui e amarsireciprocamente” (CCC 387). Il mistero dell’iniquità (2Ts 2,7) si svela soltanto alla lucedel Mistero della pietà (1Tm 3,16) e permette al cristiano, che desidera raggiungere lapienezza della vita in Cristo, di comprendere il significato e soprattutto l’importanzadel tempo liturgico della Quaresima.2. “Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristotutti riceveranno la vita” (1 Cor 15,22)Il libro della Genesi, nelle pagine iniziali, sottolinea con il suo linguaggio e le sueimmagini che la creazione è un grande atto di amore di Dio. È l’espressione massimadella sua bontà infinita che straordinariamente si manifesta soprattutto nella creazionedell’uomo: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” (Gen1,26). Viene stabilito così con lui un rapporto di amicizia, unico nel creato, a tal puntoda collocarlo al vertice stesso della creazione: “domini sui pesci del mare e sugli uccellidel cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici su tutti i rettili che strisciano sullaterra” (Gen 1,26). “Creatura spirituale, l’uomo non può vivere questa amicizia che comelibera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all’uomo di mangiaredell’albero della conoscenza del bene e del male, perché – dice il Signore – nel giornoin cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire (Gen 2,17)“ (CCC 396). Possiamo cosìstabilire che la fonte da cui nasce tutta la creazione è buona, Dio-creatore è senza ombradi male, e “perciò vivere è un bene, è buona cosa essere un uomo e una donna, èbuona la vita. Il male non viene dalla fonte dell’essere stesso, non è ugualmente originario.Il male viene da una libertà creata, da una libertà usata (…). Il male viene da unafonte subordinata. Dio con la sua luce è più forte. E perciò il male può essere superato.Perciò la creatura, l’uomo, è sanabile” (Benedetto XVI, Udienza Generale del 3.12.2008).2.1. Il racconto della caduta.Il racconto della caduta, al capitolo terzo del libro della Genesi, ci permette di capireche dietro la scelta disobbediente di Adamo ed Eva c’è una voce seduttrice che si opponea Dio (cfr Gen 3, 1-5). Dio è bontà infinita, bene assoluto. Il male non viene da Lui,ma da una fonte subordinata e creata per il bene, trasformatasi in una concreta realtàmalvagia che ha rifiutato Dio e il suo Regno (cfr 2Pt 2,4). “La Scrittura e la Tradizionedella Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo”(CCC 391) che non prevalse e non vi fu più posto per lui in cielo (cfr Ap 12,8). La voceseduttrice convincerà Adamo ed Eva a mangiare dell’albero facendo loro credere dipoter superare quel limite invalicabile della conoscenza del bene del male, che l’uomoin quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare (cfr CCC 396).“In questo è consistito il primo peccato dell’uomo. In seguito, ogni peccato sarà unadisobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà” (CCC 397).2.2 . Le conseguenze del primo peccato.La conseguenza, per Adamo ed Eva, di questa prima disobbedienza è la perdita dellagrazia della santità originale: “Il Signore chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?».Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino, ho avuto paura, perché sono nudo, e misono nascosto»”(Gen 3,9-10). Nasce la paura in quel Dio di cui si erano fatti una falsaimmagine: “Il serpente disse alla donna: «non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giornoin cui ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo ilbene e il male»” (Gen 3,4-5). È distrutta l’armonia nella quale erano stati posti: “Allorasi aprirono gli occhi di tutte e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie difico e se ne fecero cinture” (Gen 3,7). È sottoposta a tensioni l’unione tra l’uomo e ladonna (cfr Gen 3,11-13). È spezzata l’armonia con la creazione che diventa ostile. Diodisse all’uomo “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’alberodi cui ti avevo comandato: non devi mangiarne, maledetto il suolo per causa tua! Condolore ne trarrai cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te emangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritorneraialla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!”(Gen 3,17-19). Entra nella storia dell’umanità la morte “Come a causa di un solo uomoil peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini siè propagata la morte, poiché tutti hanno peccato…” (Rm 5,12). L’uomo, creato in unostato originario di santità, era destinato ad essere pienamente divinizzato da Dio nellagloria, ma facendosi sedurre dalle lusinghe del diavolo e volendo diventare come Dio(cfr Gen 3,5), si è anteposto a Dio ed è diventato senza Dio e non secondo Dio (cfr CCC398).La sacra Scrittura, dopo questo primo peccato, ne testimonia in seguito le concreteconseguenze che vanno dal fratricidio di Caino contro Abele fino a tutte le infedeltà deisingoli e del popolo d’Israele verso il Dio dell’Alleanza. San Paolo illustra chiaramentequesta reale situazione “per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituitipeccatori” (Rm 5,19). Ma con la stessa certezza l’Apostolo afferma “come dunque per lacaduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’operagiusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita” (Rm 5,18).“Cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questopeccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. Sitratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l’umanità, cioè conla trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali”(CCC 404).2.3. La relazione tra Adamo e Cristo.San Paolo delinea nelle pagine della Lettera ai Romani (5,12-21) la relazione che intercorretra Adamo e Cristo: il confronto tra l’atto di disobbedienza del primo che introduceil peccato e le sue conseguenze per l’umanità, con l’atto di obbedienza di Cristoche porta la salvezza e la liberazione dell’uomo. La consapevolezza maturata nella fede della Chiesa del dogma del peccato originale, è inscindibilmente legata a quelladella Redenzione operata da Cristo che, con la grazia del Battesimo, cancella il peccatooriginale e volge di nuovo l’uomo verso Dio. Le conseguenze, però, del peccatooriginale sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell’uomo e lo provocanoal combattimento spirituale (cfr CCC 405)2.4. La contraddizione che permane nell'uomo.Tale contraddizione, che permane nel nostro essere nonostante la grazia della Redenzione,desidero chiarirla prendendo il pensiero che Benedetto XVI ha manifestato inuna catechesi dell’Udienza Generale “da una parte ogni uomo sa che deve fare il benee intimamente lo vuole anche fare. Ma, nello steso tempo, sente anche l’altro impulso difare il contrario, di seguire la strada dell’egoismo, della violenza,di fare solo quanto glipiace anche sapendo di agire così contro il bene, contro Dio e contro il prossimo. SanPaolo nella sua Lettera ai Romani ha espresso questa contraddizione nel nostro esserecosì: c’è in me il desiderio del bene, ma non ho la capacità di attuarlo; infatti io noncompio il bene che voglio, ma il male che non voglio (Rm 7,18-19). Questa contraddizioneinteriore del nostro essere non è una teoria. Ognuno di noi la prova ogni giorno. Esoprattutto vediamo sempre intorno a noi la prevalenza di questa seconda volontà. Bastapensare alle notizie quotidiane su ingiustizie, violenza, menzogna, lussuria. Ognigiorno lo vediamo: è un fatto” (Udienza Generale 3.12.2008).Questa divisione presente nella coscienza dell’uomo, che Benedetto XVI definisce contraddizione,dobbiamo sempre tenerla presente, soprattutto noi pastori, nell’azione pastoraledella nostra Chiesa di Matera-Irsina. Quali “amministratori dei misteri di Cristo”(1Cor 4,1), dobbiamo avere un lucido discernimento sulla situazione dell’uomo e sul suoagire nel mondo, per poterlo indirizzare verso la Redenzione e liberazione operatada Cristo, Nuovo Adamo (cfr 1Cor 15,45), con la sua morte-resurrezione-ascensione alcielo. “Ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errorinel campo dell’educazione, della politica, dell’azione sociale e dei costumi” (CCC 407).Questa chiara visione dell’uomo e del contesto in cui vive è stata messa chiaramentea fuoco in una pagina della Gaudium et Spes: “Tutta intera la storia umana è infattipervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre: lotta incominciata findall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inseritoin questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene,né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiutodella grazia di Dio” (GS 37).3. “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15)Il mercoledì delle Ceneri dà inizio al tempo di Quaresima. Essa con l’imposizione delleceneri e le parole: “Convertitevi e credete al Vangelo”, permette alla natura feritadell’uomo di incamminarsi verso la conversione. È necessario che il credente tenga losguardo fisso al Sacrificio di salvezza compiuto da Cristo Gesù che, con la sua obbedienza al Padre, restaura ciò che il peccato aveva deteriorato e lascia “una tracciaprofonda nella vita umana” (Colletta, lunedì 1^ sett. di Quaresima).Chi crede e vive in Cristo Gesù diventa figlio di Dio. “Questa adozione filiale lo trasformadandogli la capacità di seguire l’esempio di Cristo. Lo rende capace di agire rettamentee di compiere il bene. Nell’unione con il suo Salvatore, il discepolo raggiunge laperfezione della carità, cioè la santità. La vita morale, maturata nella grazia, sbocciain vita eterna, nella gloria del cielo” (CCC 1709). In Cristo Gesù, con la sua Pasqua diRedenzione e Salvezza, si realizza pienamente il progetto di amore misericordioso diDio-creatore che, dopo la caduta, non ha abbandonato l’uomo, ma al contrario hadato inizio a quella storia di salvezza tutta protesa alla vittoria sul male: “Io porrò inimiciziafra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tule insidierai il calcagno” (Gen 3,15). “Felice colpa, che ha meritato un tale e così grandeRedentore” (Exultet), e con San Paolo possiamo anche noi esclamare: “Dove abbondò ilpeccato, sovrabbondò la grazia” (Rm 5,20).3.1. “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20).Il tempo sacramentale della Quaresima “è un cammino di vera conversione per affrontarevittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito delmale” (Colletta, mercoledì delle Ceneri). L’esercizio della penitenza quaresimale, segnatoesteriormente con l’austero simbolo delle ceneri e vissuto nei quaranta giorni ricevuti indono dalla liturgia, ci ottenga “il perdono dei peccati e una vita rinnovata a immaginedel Signore risorto” per giungere “completamente rinnovati a celebrare la Pasqua”(Orazione di benedizione delle Ceneri). Siamo invitati a rispondere all’invito che ci vienedall’Apostolo Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”(2Cor 5,20). Il brano del Vangelo del mercoledì delle Ceneri (Mt 6,1-6.16-18) ci indica igesti da compiere per ritornare a Dio, nella verità e nella profondità del cuore, e tonificarela nostra vita interiore: il digiuno, la preghiera e la carità. L’uomo, mortificando ilcorpo con il digiuno quaresimale, astenendosi non solo dal cibo smodato ma anche datutto ciò che distrae dall’amore di Dio, “si rinnova nello spirito con il frutto delle buoneopere” (Colletta, mercoledì 1^ sett. di Quaresima). All’osservanza esteriore, che caratterizzaquesto atteggiamento di distacco da ciò che allontana da Dio, “corrisponda un profondorinnovamento dello spirito” (Colletta, venerdì dopo le ceneri), con una preghiera piùprofonda e costante che ci apra totalmente a Dio nella lode per avere la capacità diosservare il comandamento dell’amore per il prossimo.3.2. “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).Questo itinerario liturgico verso la Pasqua ha inizio con due momenti qualificanti la vitae la missione di Gesù: le tentazioni (1^ domenica di Quaresima) e la Trasfigurazione (2^ domenicadi Quaresima). La tentazione del maligno appartiene all’esperienza umana; Gesùsubendo la tentazione nel deserto ci mostra che è possibile superarla senza cedere allesue lusinghe, confidando non sulle forze umane, ma unicamente in Dio. Gesù infatti altentatore rispose: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dallabocca di Dio” (Mt 4,4). La Trasfigurazione è manifestazione anticipatrice della gloriadel Risorto. Per noi, che percorriamo il cammino quaresimale con una revisione attentadella nostra vita, risuona il pressante appello a lasciarci quotidianamente trasformaredal Cristo Trasfigurato. “O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutrila nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamogodere la visione della tua gloria” (Colletta, 2^ domenica di Quaresima).Il sacramento della Riconciliazione è un dono del Padre buono (4^ domenica di Quaresima)che dobbiamo riscoprire e intensificare nel tempo di quaresima, sull’esempio delsanto Curato d’Ars, per sperimentare la misericordia donata da Dio per mezzo del suoFiglio Gesù. “Padre buono e grande nel perdono accogli nell’abbraccio del tuo amoretutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili con lo splendore delle vesti disalvezza, perché possano gustare la gioia nella cena pasquale dell’Agnello” (Colletta,4^ domenica di Quaresima). Il cristiano, che sperimenta l’amore misericordioso del Padrebuono, non è più prigioniero del suo passato (5^ domenica di Quaresima) e neppure paralizzatodal maligno, difatti la passione-morte-risurrezione di Gesù non solo è fontedella vera liberazione dell’uomo, ma anche di una vita nuova che nasce dal perdonoricevuto “Neanch’io ti condanno: và e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11).4. Camminiamo insieme per crescere nella santitàCarissimi, vi lascio con queste mie semplici riflessioni proponendole alla vostra attenzione,perché possiate sentirmi vicino nei giorni quaresimali che ci vengono donati dallaChiesa per prepararci accuratamente alla Pasqua del Signore. Siamo giunti a metàdell’anno Pastorale, piccolo pezzo della storia della salvezza incarnata nel territoriodella nostra Chiesa locale. Mentre continuiamo a coinvolgere le famiglie come soggettonon occasionale ma essenziale nell’itinerario di fede, per rendere la parrocchiauna grande famiglia, si delinea l’esigenza per la nostra comunità diocesana della miaprima Visita Pastorale. Essa richiederà un impegno di corresponsabilità da parte ditutti. Pertanto ritengo sia indispensabile rivolgere lo sguardo verso Dio Padre; riempireil cuore della Parola del Figlio suo Gesù Cristo; permettere allo Spirito Santo di agireprofondamente nel nostro essere, nelle nostre famiglie, nella nostra Chiesa diocesana,per essere veramente testimoni di Cristo Risorto, Speranza dell’umanità.A Maria, Vergine della Bruna, patrona della nostra comunità diocesana, affido il camminodi conversione e di crescita spirituale nella santità.
Buona Quaresima
Matera, 11 febbraio 2010 - Beata Vergine di Lourdes
+ Salvatore Ligorio
Arcivescovo di Matera-Irsina
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